Esposizioni in corso
GIANFRANCO SEGA (Vicenza 1924- Verona 1986) , un pittore postmoderno a Verona
Alla metà degli anni Sessanta dipinge con passione copie fedeli di quadri di Vermeer, Tiziano, Rubens ed altri. In seguito si affranca dal copismo , dipingendo figure di invenzione e cercando anche differenti modi di comporre e di colorare. Abbandonati i modelli esemplari, si dedica alla costruzione di un linguaggio personale, linguaggio che, nei lavori successivi, arriva a possedere in modo inequivocabile .
Laureatosi in Scienze politiche, diventa funzionario delle Ferrovie e per tutta la vita la pittura resta sua compagna, appartata, privata, quasi segreta. Non frequenta il mondo artistico veronese, non mostra i propri quadri a chicchessia…
Nei quadri di Gianfranco Sega, sordi alle mode ed ai linguaggi della sua epoca, si percepisce qualcosa che va oltre le caratteristiche Outsider, che suggerisce certo l’aspetto di un soggettivismo autoreferenziale, ma che mostra pure un rigore esecutivo, operativo di acciaio, frutto di disciplina quasi ascetica. Una tecnica pittorica, un comporre, un Kunstwollen , dovuti ad una sensibilità colta, tutt’altro che naif.
Le sue composizioni constano di Horror vacui , di infinitesimo, di Quadro nel quadro. All’interno dello stesso quadro si vedono altri piccoli quadri, in una piccola porzione di spazio altre porzioni ancora più piccole. Il colore è applicato in modo omogeneo, coprente, senza rilievi o croste e viene steso in modo lento, non gestuale. Questi, si sa, sono tratti distintivi della pittura nordica dei grandi maestri del passato. Il fare lento di Fiandra è stato percepito da Gianfranco ancora quando riproduceva opere di Vermeer ed è divenuto un suo metodo irrinunciabile. Come anche il dare importanza visiva a qualunque centimetro del quadro, di modo che gli occhi di chi guarda modifichino di frequente la messa a fuoco alternando di continuo vicinanza e lontananza.
Tutte le composizioni mostrano un precisionismo geometrico a pianta centrale, con simmetria centrale. Solo il quadro grande e quello della corsa dei manichini ha una simmetria lineare. In quello grande però è inserita, in centro, una forma forse riferita ad un aero da guerra. Tutti gli spazi e le forme risultano immancabilmente chiusi da segno nero, continuo, non sfrangiato.
Assenza totale di velature. Rarissimi casi di sfumato. I riferimenti a forme della realtà, come ad esempio l’aeroplano o l’occhio o il manichino, sembrano alludere ad una critica sociale, a qualcosa che non accetta la violenza e la tirannia. Narrazione, decorativismo geometrico con simmetria, illustrazione, colorismo, sono le componenti che, in definitiva, costituiscono le vere e proprie immagini postmoderne create da Gianfranco.
Se teniamo conto dell’epoca nella quale Gianfranco ha dipinto questi quadri, vediamo che essi anticipano il gusto della cultura tecnologica e social di questi nostri anni Duemila, specialmente quando essa descrive i microcosmi dell’immaginario.
Nel diluvio di immagini della contemporaneità, le opere di Gianfranco hanno certamente la dignità e la forza per emergere come esempi di lavori eseguiti con passione, senza sbadataggine da una persona amante dell’Arte ovvero da un Artista fedele ai propri talenti.
Davide Antolini, Verona, un giorno di aprile del 2025



